Perché ChatGPT è illegale in Italia?

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Ammettilo, hai trascorso le ultime settimane incollato a ChatGPT come una sanguisuga. Gli hai fatto scrivere di tutto: mail di lavoro, discorsi, dichiarazioni d’amore, post di instagram. La lista della spesa. In barba alle prof di italiano con le mani nei capelli e ai copywriter con la spocchia che si fanno pagare cinquecento euro per una virgola: hai goduto pensando che l’era degli scrittori fosse finalmente tramontata, e che un software qualunque avrebbe rischiato una volta per sempre le tue lunghe giornate fatte di interminabili contenuti da scrivere. Mezzo paese nel giro di poche settimane è andato allo scatafascio: i magazine hanno cominciato a sfornare articoli come se non ci fosse un domani, le scuole di scrittura blasonate, totalmente nel panico, hanno iniziato a spingere “innovativi” corsi di scrittura basati sull’interazione con l’intelligenza artificiale.

Poi, tutto questo è improvvisamente finito. Il Garante della Privacy ha fatto la voce grossa e oggi in Italia se provi a entrare dentro il sito di ChatGPT, ti buttano fuori.

Ma perché il Garante della Privacy ha bloccato ChatGPT?

Cominciamo dall’inizio. Il 20 marzo è stata una brutta giornata per OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma ChatGPT: a quanto pare, un data breach ha fatto perdere una mole abbastanza significativa di dati degli utenti. Questi dati comprendevano sia le conversazioni, sia le informazioni relative al pagamento degli abbonati. Il Garante della Privacy non ha gradito, ma al di là dello spiacevole inconveniente, le ragioni del no sono le seguenti: 

  • Sulla piattaforma manca un’informativa relativa alla raccolta e al trattamento dei dati da parte di OpenAI 
  • Manca una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione dei dati personali allo scopo di “addestrare” gli algoritmi su cui si basa il funzionamento della piattaforma.
  • La piattaforma non ha nessun filtro oggettivo per verificare l’età dei minori, ed è quindi non sicura.

La tirata del Garante della Privacy non finisce qui: se OpenAI non prenderà misure entro 20 giorni, rischia una multa di 20 milioni di euro. Insomma, l’Italia ci è andata giù pesante e la faccenda non si è ancora risolta del tutto. Il lato positivo, è che l’ingegno dei mastri parolieri made in Italy è ancora al sicuro. Per il momento. 

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